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TETTO AL COSTO DEL GAS? IMPRESA DISPERATA

TETTO AL COSTO DEL GAS? IMPRESA DISPERATA

di Carmelo Nicolosi De Luca

È da circa tre mesi che si parla di mettere un tetto al gas e se ne continua a parlare. Una presa in giro per tenere più bassa la disperazione della popolazione? Forse. Fatto sta che nell’Unione Europea le decisioni tardano, la Germania, stufa, fa per conto suo e mette sul tappeto territoriale 200 miliardi, ma se lo può permettere perché ha un debito pubblico molto minore del nostro. E ora può contare su una concorrenza (sleale) dato che le materie prime avranno un prezzo più contenuto e i loro prodotti finiti, naturalmente, costeranno di meno.
Perché parlo di possibile presa in giro? Perché mettere un tetto al gas è difficile, se non impossibile. Il prezzo di ogni prodotto viene formato dalle leggi di mercato. Meno ce n’è in giro più costa. Dalla farina, alla frutta, a qualsiasi articolo. E qui la speculazione si può muovere come vuole. Di fatto, la legge del mercato vale anche per i prodotti di non necessità. Prendiamo ad esempio i diamanti. I Paesi che li estraggono, li mettono in commercio poco alla volta, sennò il loro prezzo calerebbe.
Non parliamo della Russia, dopo i danni provocati ai loro gasdotti (ancora rimbalzano le accuse di colpevolezza), ma di Paesi Nato come gli Stati Uniti, l’Olanda e la Norvegia (gli ultimi due si ritrovano nella più assoluta felicità), per non dire dell’Algeria e compagnia bella, alle quali noi italiani ci siamo rivolti. Bene, secondo voi, cari amici, accetterebbero un tetto al prezzo del gas, sminuendo il loro momento d’oro, per fare i buoni samaritani? Lo credo poco, anche se i miracoli possono accadere, ma difficilmente quando ci sono di mezzo fiumi di denaro.
Non posso non essere d’accordo con quanto sostiene Paolo Scaroni, ex amministratore delegato dell’Enel e dell’Eni, che non è certo uno sprovveduto in fatto di prodotti energetici, quando sostiene che prima di varare le sanzioni sarebbe stato corretto rivolgersi agli alleati (Usa, Olanda, Norvegia e anche Canada), produttori di gas, e pretendere che non lucrassero sui guai dei Paesi “amici”. No, questo non è stato fatto e ora stiamo nelle sabbie mobili, in attesa… non sappiamo di che.
Un caro saluto a tutti gli amici.