
MINACCE ALLA MELONI, IO LA PENSO COSÌ
Carissimi amici, da qualche giorno non ci sentiamo, il lavoro mi assorbe moltissimo, ma oggi volevo discutere con voi quanto accaduto alla premier Giorgia Meloni, oggetto di minacce di morte da parte di un ventisettenne della provincia di Siracusa, e del clima d’odio che sta attraversando l’Italia. Si soffia sul malcontento che nasce dalla revisione del reddito di cittadinanza, a mio avviso per racimolare qualche consenso. Qualcuno di voi mi scuserà e magari mi correggerà, ma nella mia vita non ho mai creduto a chi si erge a paladino dei più deboli, pur non avendo mai conosciuto neanche da lontano tale condizione.
E non mi è piaciuto il sentire parlare di “guerra civile”, da parte dell’onorevole Conte. Un termine che evoca disordini e sangue. Chiunque ha il sacrosanto diritto di protestare, spesso le proteste sono ben accette, ma in un momento difficile, delicato in cui versa la nazione, riscaldare gli animi, non dovrebbe essere fatto da nessuno, soprattutto da un parlamentare, che è anche leader di un partito.
Forse sarò distratto, ma mi pare di aver capito che il benedetto reddito non verrà negato a chi ne ha veramente bisogno e non sono pochi. In Italia, si ha una povertà spaventosa, ma non si può negare che ci siano stati, e continuano ad esserci, molti abusi tra i percettori.
Ora non so se il 27.enne che straparla di coltellate alla premier e alla figlia abbia o meno bisogno del sussidio di Stato, ma la minaccia, imperdonabile per sé stessa, lo è doppiamente se coinvolge un’innocente bambina di appena 6 anni. E non so se chi ha vergato la scritta “Ti mangeremo il cuore” o chi ha messo su l’immagine della presidente del Consiglio a testa in giù, siano delle brave persone.
Detto questo, mi pare che a volere la riforma, sia stata la maggioranza degli elettori italiani, che ha dato il suo consenso a mettere mano, non per abolirlo, ma per ridisegnarlo, a quel reddito di cittadinanza, che negli ultimi tre anni è costato alla nazione (il che vuol dire alle nostre tasche), ben 20 miliardi di euro, ben spesi per aiutare chi ne ha bisogno, ma non i cosiddetti furbetti. Cosa mi spinge a dire che il gran fuoco acceso è propaganda? Ancora nessuno sa come evolverà la riforma, il nuovo governo è in carica da poco più di un mese e ragione dice che prima di sollevare un polverone occorre saperne di più. Tutto è perfettibile, inasprire i toni fa solo male a tutti.
Voi, cari amici, cosa ne pensate?

