
Giornalismo o interessi di bottega?
GIORNALISMO O INTERESSI DI BOTTEGA?
di Carmelo Nicolosi De Luca
I miei maestri di giornalismo, e ne ho avuti tanti e di bravissimi, mi hanno insegnato che i giornali non appartengono all’editore, a chi lo dirige, ma al lettore che compra il prodotto. Più questo è buono, più è correttamente informativo, più cerca di fare l’interesse non proprio, ma della variegata massa di chi lo legge. tanto più viene apprezzato e acquistato nella regione e in campo nazionale, tanto più arriva la pubblicità che gli consente di vivere, perché non è col solo ricavato delle vendite che un giornale si può mantenere. E così è per le emittenti televisive.
Purtroppo non sono pochi, quotidiani e periodici, che dimenticano la fondamentale regola del “servire” e “dispensano” ai lettori le loro idee politiche. Ed è ciò che abbiamo visto in questi mesi di campagna elettorale.
Scrivo a risultati conclusi, perché temevo si pensasse che il mio intervento fosse di parte.
Mi sento di dire, che non ho assistito nella mia vita, almeno a mia memoria, a una sfida elettorale con una stampa così violenta. Neanche quando, da ragazzo, assistevo allo scontro memorabile tra Democrazia Cristiana e Comunisti e i muri erano tappezzati di giganteschi manifesti con su scritto: “Ha da venì baffone”, naturalmente riferiti a Stalin.
Parlavo di violenza su alcuni giornali, tonnellate di violenza, contro il centro-destra. Incomprensibile a chi tenta di guardare con una certa libertà mentale un quadro già complesso. In primo piano “la Repubblica”, non da meno “La Stampa”, per non parlare del plotone schierato di “la 7”. Un insulto al sano giornalismo, insulto gratuito e senza risultato.
Mi sovviene alla mente quanto mi disse, diversi anni fa, un collega di un grande quotidiano nazionale: “I giornali non servono a nulla nell’orientare l’opinione pubblica, fanno male solo a sé stessi”.
Aggiungo io: non solo non portano mai dalla loro parte chi la pensa in modo diverso, che va rispettato, ma si alienano anche la simpatia di cui magari godevano. Un giornale con serietà editoriale non può essere monocorde, a senso unico, ma capire che i lettori (come dicevo prima: gli unici che portano il pane nelle redazioni), possono non pensarla allo stesso modo.
E sono certo che il tiro al bersaglio continuerà. Di A si dirà B e di B si dirà A, invece di cercare, insieme, il bene del Paese.
Questo il pensiero di chi da cinquant’anni cerca di rispettare i propri lettori, qualsiasi ideologia professino.
Domani continuiamo il discorso.
Un saluto a tutti.

